Alta Val Leogra e Monte Pasubio
Ampia valle di confine compresa tra le vallate dei torrenti Agno e Posina, coinvolta direttamente dai combattimenti della prima guerra mondiale come zona di retrovia a ridosso della prima linea sul Monte Pasubio, in caso di sfondamento del fronte i civili della zona dovevano essere evacuati completamente, l'ordine tanto temuto arrivò il 17 novembre 1917 "ORDINE DI SGOMBERO IMMEDIATO E TOTALE" si temeva da un momento all'altro lo sfondamento sul Pasubio, poco prima gli A.U. avevano sfondato a Caporetto e la loro avanzata suscitava parecchi problemi sulla nostra linea.
Gli attaccanti Austro-Ungarici provarono in tutti i modi, già dal maggio del 1916 fino alla fine della guerra, a travolgere i nostri difensori sulla cima del Monte Pasubio, senza riuscirci, furono due anni e mezzo di guerra ininterrotta sulle medesime posizioni, la staticità della linea provocò una guerra di mine, la più alta concentrazione di scoppi di mine e contromine da ambo le parti (10 in totale) della guerra contro l'Austria Ungheria. La prima esplose il 29 settembre 1917, quella del 13 marzo 1918 fu l'ultimo atto, la mina più grande da parte A.U. in totale 50.000 Kg di esplosivo, sconvolse definitavamente il profilo della montagna. (Dente Italiano).
Epopea Pasvbio
Le difese militari della valle comprendevano lo sbarramento pricipale composto dal gruppo Forte Monte Maso con alle proprie dipendenze la Tagliata Bariola (blocco stradale) e alcune batterie occasionale in località Spianamenti sul monte Castelliero, Il Forte Monte Enna sulla sommità dell'omonimo monte e batterie di grosso calibro all'aperto sulle cime dei monti Civillina e Rione, completavano lo schieramento difensivo della valle e zone limitrofe.
Questo scacchiere rappresentava chiaramente l'evolversi delle difese permanenti della zona comprese tra gli anni 1883-1910, infatti in questo contesto troviamo le due fortezze corazzate operative di Forte Monte Maso e Forte Monte Enna (forte Campomolon non era ancora completato), la prima e l'ultima realizzate in ordine di tempo dall'esercito italiano nella zona a ridosso del confine con l'Austria Ungheria nella regione dell'alto vicentino, la più vetusta e la più moderna.
Le artiglierie di grosso calibro avversarie segnarono il destino delle nostre fortificazioni permanenti, nell'arco di pochi anni, dalla fine del 1800 all'inizio della primavera del 1915, subirono profonde mutazioni fino al definitivo disarmo, le coperture in calcestruzzo non garantivano più l'incolumità della guarnigione, l'estrema precisione di tiro, degli obici di grosso calibro, trovò facile bersaglio nelle fragili strutture fortificate italiane decretandone la fine strategica e operativa.
L'ordine definitivo fu di portare all'esterno delle nostre opere corazzate le artiglierie,
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l'operazione trovò grossi problemi per estrarre dalle torri girevoli i meccanismi di supporto e di puntamento, la cupola in acciaio che copriva e proteggeva tutto l'insieme dovette essere tagliata con la fiamma ossidrica per estrarre i congegni, poichè era previsto che solo le canne dei cannoni potevano essere estratte dall'interno del forte per essere portate all'esterno e viceversa.
Pare un controsenso, i due forti del "I° settore Schio" seguirono lo stesso destino, furono trasformati in deposito armi e munizioni già dall'inizio della prima guerra mondiale e per gli anni successivi, fino al loro disarmo definitivo.
Successivamente furono ceduti a privati, la fame di materiale ferroso e altri materiali lavorati come le pietre e i mattoni, provocò la loro parziale distruzione.